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LA MIA (EX) PASSIONE PER IL CICLISMO

Giro d'Italia, Tour de France, Vuelta d'Espana...
E ancora... Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Freccia Vallone, Parigi-Roubaix,
san Sebastian, Lombardia, solo per citare alcune classiche...
E poi i grandi di tutti i tempi: Coppi, Bartali, Merkx, Indurain...

E le favole diventate un mito: il nome di Coppi scritto a grandi lettere
sulla neve, lo scambio delle borracce tra Coppi e Bartali...
E le tragedie consumate in sella ad una bici, come la morte del giovane
Fabio Casartelli, vincitore alle Olimpiadi di Barcelona 1992, morto sulle
strade del Tour, tre anni dopo...
E le grandi battaglie dei nostri giorni, duelli a colpi di pedali che
durano tre-quattro-cinque anni, prima che avvenga il passaggio di consegna
ai piu' giovani: Moser-Saronni-Fignon-Roche, Indurain-Bugno-Chiappucci-Ugrumov,
Pantani-Tonkov-Guerini-Zulle...
E' questo il ciclismo: e' il mito di ieri, e' la storia di oggi,
e' la gioia e la fatica, la vittoria e la delusione, la vita e la morte.
Ma lo e' poi davvero? Il doping e' una minaccia sinistra, che rischia
di uccidere il vero ciclismo, quello che ci piace sognare: pulito e onesto.
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Uno dei miei ricordi piu' belli e' del 1992, quando Chiappucci (el diablo)
vinse una delle magiche tappe del Tour, in cima al Sestriere.
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E poi, c'e' l'arrivo e la partenza del Giro da Taranto nel 1995. Rominger
in maglia rosa, Chiappucci, Cipollini, Cacaito Rodriguez, Casagrande, etc.
etc. ...Ed io stavo li', in prima fila, a vedere il Giro d'Italia, senza
le barriere degli schermi televisivi...
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Se nel 1995 non riuscii a farmi fare nessun autografo...solo da parte del
telecronista-ciclista piu' famoso del mondo, vale a dire Adriano De Zan,
nell'ottobre dell'anno successivo (1996), all'ultima tappa del Giro di
Puglia, Taranto-Martina Franca, riuscii a fare tantissime foto ravvicinate
dei piu' grandi ciclisti del momento e raccogliere parecchi autografi.
Chiappucci, Bugno, Berzin, e altri ancora...
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Alla prima tappa dell'80esimo Giro d'Italia (1997), al Lido di Venezia,
riuscii, invece, a farmi immortalare (non e' un fotomontaggio) insieme
con il grande Silvio Martinello, specialista nelle gare su pista e campione
olimpico e mondiale nella specialita' ''americana''.
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Nel 1998, con la strepitosa vittoria di Marco Pantani (il Pirata), il grande
sogno (the big-dream on the bike) si e' avverato... Finalmente dopo la
vittoria di Gimondi, il Tour e' di nuovo di un italiano. Pantani ha vinto
alla grande - diciamolo pure - l'81simo GIRO D'ITALIA e il TOUR DE FRANCE
- un'accoppiata che e' solo dei grandi (Coppi, Anquetil, Merckx, Roche,
Indurain e se ho dimenticato qualcuno... pazienza! prima del prossimo aggiornamento
controllero' tutti i nomi...)
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Ma nel 1999...: e' davvero morto il ciclismo? Gia' l'anno scorso era scoppiata
la bomba: il doping aveva quasi bloccato il Tour, colpendo grossi nomi
del ciclismo. Ma sembrava (o ci si illudeva) che ci fosse ancora il ciclismo
puro - quello che va avanti a forza di lotte e di combattimenti senza l'aiuto
di medicine e di sostanze oscure. Quest'anno e' stato preso tra le morse
del doping proprio lui, Pantani, a due giorni dalla conclusione di un Giro
d'Italia in cui era andato fortissimo, in cui ci aveva regalato tante emozioni.
La domanda ora e' sempre piu' urgente: colpevole o innocente?
Sembra che tutti i ciclisti facciano uso di sostanze dopanti, e, quindi,
nessuno e' pulito: ne' Pantani che e' stato colto in fragrante a due giorni
da una vittoria che non c'e' piu' stata, ne' Gotti - che ha vinto, certo,
ma con una vittoria che ha il sapore del rubato. E' dunque colpevole o
innocente Pantani? E' dunque colpevole o innocente Gotti? E Jalabert? E
Virenque, Ullrich...? Se l'uso delle sostanze dopanti e' diventata una
'tacita norma' pur entro certi limiti - cioe' tutti assumono sostanze dopanti
- chi ci dice che Pantani sia piu' colpevole di Gotti o di Jalabert o di
Cipollini? Tanto piu' che il valore dell'ematocrito cambia facilmente e
rapidamente e un 48 o un 52 o un 50 non ci dicono poi molto sul fatto che
uno si sia dopato, consapevolemente, inconsapevolmente o non si sia dopato
affatto. Il problema dunque rimane: comunque sia (Pantani colpevole o innocente?),
ci sara' mai un ciclismo pulito e trasparente, senza pericoli per la vita
dei corridori, dove una vittoria sia finalmente sofferta, sudata, meritata
per le sole forze umane????
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Nel 2000, il Giro ha fatto tappa a Padova. Per un pomeriggio, mi sono tuffata
nell'avventura del Giro (e sono riuscita ad assistere all'arrivo in volata,
proprio dalla tribuna!!!! Che emozione). Nonostante tutti gli imbrogli
e le storie poco pulite (e la domanda: ma Pantani tornera' a vincere ancora
o e' solo un'illusione?), ebbene il ciclismo mi attira sempre.
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Un pensiero sul 2001: ormai non mi chiedo piu' se Pantani sia colpevole o
innocente, se tornera' a vincere oppure no. Mi ha deluso e basta!
Ma non e' questo cio' che mi importa veramente del ciclismo - ormai sono
dell'idea che il ciclismo pulito sia solo un sogno (il blitz prima della
tappa della Fauniera, al Giro d'Italia, conferma quanto il doping sia
una realta' quanto mai imponente!). Il pensiero e' un altro, invece:
quando alla radio ho sentito la notizia, mi sono
detta "Ecco: un'altra pagina del libro del ciclismo viene girata
via....." Non si tratta di un ciclista, ma della voce che ha reso popolare
il ciclismo in Italia: Adriano de Zan ci ha lasciato quest'estate, in seguito
ad una brutta malattia. E pensare che al Giro e al Tour, avevamo sentito
tutti la sua mancanza - non ci sono paragoni tra le sue battute, le sue
storielle (semmai sempre le stesse ripetute ogni anno) e gli sproloqui
di Auro Bulbarelli!!!!!!!!! Continueremo a sentire la sua mancanza. Ciao,
Adriano.

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